Ormai sempre più spesso si sente parlare di “mobbing” sul posto di lavoro. Ma esattamente sappiamo individuare cosa si intenda con il termine mobbing? Conosciamo le sue reali implicazioni e conseguenze?

Per poter individuare e contrastare adeguatamente questo fenomeno, occorre partire dalla sua definizione. Con il termine “mobbing sul posto di lavoro” si intente quella forma di comportamento sistematico e reiterato di prevaricazione e vessazione, attuato nei confronti di un individuo all’interno di un ambiente lavorativo.

Il cosidetto mobbing si manifesta attraverso una serie di azioni ostili, quali critiche ingiustificate, esclusione sociale o lavorativa (come ad esempio escludere un collega da riunioni, eventi sociali o conversazioni lavorative), sabotaggio o svalutazione del lavoro (come l’assegnazione di compiti umilianti o che non riflettono le competenze della persona), diffusione di maldicenze o pressione psicologica costante (come ad esempio un monitoraggio ossessivo del lavoro svolto, con l’intento di trovare errori).

L’obiettivo del mobbing può essere quello di isolare la vittima, ridurne l’autostima o persino indurla a lasciare il posto di lavoro.

Il mobbing può essere attuato sia da colleghi che superiori (cosiddetto “bossing”), anche se non sono infrequenti casi in cui questo comportamento viene attuato da sottoposti. La sua natura reiterata e deliberata distingue il mobbing da episodi occasionali di conflitto lavorativo o tensione, rendendolo una dinamica distruttiva e tossica che può avere conseguenze pesanti sulla salute psicofisica della vittima e sull’efficacia dell’intero ambiente di lavoro.

In ambito medico si assiste a situazioni in cui tali comportamenti, se protratti nel tempo, portano la vittima a sviluppare stress cronico, depressione, ansia o altre problematiche psicologiche e fisiche, che si possono tradurre in incapacità lavorativa, temporanea o di lunga durata.

In Svizzera, negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo dei casi di mobbing e di invalidità lavorativa legata allo stress. Questo fenomeno è strettamente correlato alle malattie mentali sul posto di lavoro, come il burnout e altri disturbi psicologici. Secondo le statistiche, circa il 40% dei lavoratori svizzeri si sente esausto, e le condizioni di lavoro stressanti, comprese le lunghe giornate lavorative e i contratti precari, sono fattori chiave di questo malessere crescente.

Un rapporto del 2022 evidenzia un aumento del 20% dei casi di incapacità lavorativa dovuta a malattie mentali, mentre il numero di nuovi beneficiari dell’assicurazione invalidità (AI) è cresciuto del 16%, con circa la metà di questi casi collegati a problemi psichici. Questo aumento è particolarmente preoccupante tra i giovani lavoratori, dove il 70% delle nuove richieste di AI è legato a disturbi mentali. Oltre al burnout, sono in aumento disturbi come il disturbo da stress post-traumatico e i disturbi dell’adattamento.​

Il mobbing è quindi una forma grave di abuso sul posto di lavoro che non solo compromette la salute delle vittime, ma danneggia anche l’ambiente lavorativo complessivo. In Svizzera, sebbene non ci sia una normativa specifica dedicata al mobbing, il Codice delle Obbligazioni e la Legge sul lavoro offrono strumenti di protezione per i lavoratori, imponendo al datore di lavoro l’obbligo di tutelare la dignità e la salute dei propri dipendenti.

Nei prossimi articoli analizzeremo nel dettaglio gli strumenti di tutela che offre la legge svizzera in tema di mobbing, e i passi necessari da intraprendere qualora ci sentissimo vittime di mobbing.